Virtual Tour Villa Museo Puccini

Quando la villa fu edificata, furono chiamati a decorare la sala gli amici pittori che abitavano vicino al Maestro a Torre del Lago, tra quali Plinio Nomellini, Luigi dè Servi, con Ferruccio Pagni con l’elegante decorazione del soffitto e del camino.

Le numerose decorazioni sono tipicamente in Art Nouveau.

Tutti gli arredi della sala sono autentici perché la casa è diventata Museo, per iniziativa del figlio Antonio, l’anno successivo alla morte del padre, nel giugno del 1925.

Alle pareti sono appesi tre ritratti del Maestro: entrando a destra, accanto al camino, il ritratto di Puccini studente a Milano, all’età di 25 anni, opera del pittore Giorgio Lucchesi.

Il Maestro nasce a Lucca il 22 dicembre 1858. Suo padre Michele, insigne musicista e direttore del Conservatorio, muore improvvisamente e lascia Albina, la madre di Giacomo, vedova all’età di 34 anni con 6 figlie, Giacomo di 5 anni, un altro figlio, Michele, nascerà 2 mesi dopo la morte del padre. Nonostante le conseguenti difficoltà economiche, Albina riesce a far studiare e diplomare i figli. Anche Giacomo, ragazzo piuttosto indisciplinato, alla fine si diploma con onore all’Istituto Pacini di Lucca. Desiderava tuttavia continuare gli studi musicali a Milano: l’opera lo affascinava e Milano era il centro musicale più importante. Mamma Albina, con la sua intraprendenza, trova i mezzi per il trasferimento di Giacomo: una borsa di studio della Regina Margherita di Savoia di 100 Lire per un anno. Questo quadro riproduce appunto il Maestro studente al Conservatorio di Milano, quando viveva la sua Bohème.

L’altro ritratto, sopra il pianoforte con la cornice dorata, è opera di Edoardo Gelli e ci mostra il Maestro Puccini all’epoca de La Bohème (1886), all’età di 38 anni, quando diventa un compositore ricco e famoso. Al lato sinistro, il pastello del pittore triestino Arturo Rietti del 1910, l’anno della Fanciulla del west, opera americana.

Di fronte al camino con il bel pannello floreale di Galileo Chini, si trova il pianoforte August Forster, sul quale compose la maggior parte della sua musica, e la sua sedia girevole.

Qui Puccini suonava, poi scriveva sul grande tavolo di noce, fatto apposta per appoggiarvi le grandi partiture di orchestra. Puccini lavorava soprattutto la notte, quando tutto era silenzio. A volte, in questa stanza, gli amici pittori si trattenevano a lungo giocando a carte accanto alla finestra mentre il Maestro componeva.

 

Sulla scrivania ci sono ancora gli oggetti originali tra cui i portapenne, il portainchiostro ed in un flacone di vetro, le sue pillole. Tutt’intorno varie fotografie: sul pianoforte, da sinistra Rosina Storchio in costume di Butterfly nel 1904, il librettista Giuseppe Giacosa, il compositore austriaco Franz Lehar, la principessa Militza del Montenegro e Franz Shalk, direttore d’orchestra austriaco.

Il pavimento a mosaico “alla veneziana” è protetto, oggi, da guide rosse. Il cordone di seta, sostenuto da colonnine di legno, divide la stanza: sulla destra, entrando, un tavolo ed una poltrona Bugatti di mirabile fattura, dietro, al muro, in una teca di cristallo, la maschera funebre di gesso bianco che dà a quest’angolo un’atmosfera di composta solennità, sottolineata dal paravento giapponese che fa da sfondo.

Sopra un grande ritratto opera di Giacomo Grosso del 1924, l’anno della morte del Maestro, che ci mostra un Puccini moderno, elegante, distinto.